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Fonti storiche del romanzo giallo “La corazza di Teoderico”

Tra le fonti storiche del romanzo giallo “La corazza di Teoderico” –  ambientato ai giorni nostri ma ispirato al furto rocambolesco della preziosissima “corazza d’oro di re Teoderico”, un insieme orafo in oro e pietre pregiate ritenuto il più importante esempio di arte orafa romano-barbarica mai ritrovato, trafugato dal Museo nazionale di Ravenna nella notte tra il 19 ed il 20 novembre 1924 – ritengo opportuno citare il Bollettino d’Arte del Ministero della Pubblica Istruzione del 1924, del quale riporto integralmente il contenuto.

Bollettino d'Arte del Ministero della Pubblica Istruzione del 1924
Estratto del Bollettino d’Arte del Ministero della Pubblica Istruzione del 1924 con fotografia della “corazza di Teoderico”

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RAVENNA: Museo Nazionale. Furto di gioielli.

Un furto di eccezionale gravità è avvenuto la notte del 20 novembre u. s. [1924 – ndr] nel Museo Nazionale di Ravenna: sono stati involati i frammenti della così detta « corazza di Teodorico », quelli di un preziosissimo monile rinvenuto nel 1877 negli scavi della cripta di S. Francesco ed un antico sigillo di Ravenna.

Cripta di San Francesco
Cripta di San Francesco

È nota l’importanza delle prime due opere d’arte già conservate in una stessa vetrina del museo ravennate delle quali diamo qui la riproduzione. La « corazza di Teodorico » è un preziosissimo cimelio della oreficeria barbarica dei Goti, di quell’arte che adornò con fastoso senso del colore gli oggetti ritrovati nelle necropoli di Nocera Umbra e di Castel Trosino ed in altre anche fuori d’Italia, arte che gli artefici barbarici possedettero più di ogni altra, valendosi a volte di elementi romani e bizantini e di altri di più lontane derivazioni, trasmutati dal loro primitivo e decadente gusto decorativo che esercitò certo un forte influsso sulla nostra arte medioevale in quanto a sviluppo di nuovi ornati, specie appunto per il tramite delle oreficerie.
La « corazza di Teodorico » è un frammento di pettorale d’oro di grandi dimensioni, tutto adorno di minuti mirabili trafori, cosparso di lamelle di granati chiuse negli alveoli del metallo, con una tecnica evoluta che è assai interessante trovare in questa opera. È stato più volte notato che lo stesso motivo decorativo che vediamo ripetuto Limo intorno a tale opera d’arte si osserva nel coronamento del mausoleo di Teodorico in Ravenna, il che rende più manifesta la provenienza del pettorale d’oro di Ravenna dall’ambiente artistico barbarico. Si è anzi sostenuto che il prezioso ornamento sia appartenuto proprio al re Teodorico, anche perchè lo si rinvenne presso la tomba di quel re, donde si pensò fosse stato tolto. Non v’è nessuna prova che dimostri la fondatezza di tale opinione, che resta quindi un’ipotesi come un’altra, anche se non abbiano decisivi argomenti per negarle ogni possibilità d’esser conforme al vero. Certo è che si tratta di un mirabile lavoro della fine del V secolo o del principio del VI sortito con ogni probabilità da quelle officine alle quali si è già accennato ed è anzi probabile che sia stato lavorato proprio nel tempo del re Teodorico, alla cui corte l’oreficeria ebbe grande sviluppo per il molto pregio nel quale quel re la teneva.
La « corazza di Teodorico » fu rinvenuta nel 1854 a Ravenna durante lavori di sterro della darsena e già allora ebbe a subire gravi danni poiché fu spezzata e fusa in parte dagli operai che la ritrovarono.
Assai grande è anche l’importanza del frammento di monile rinvenuto in S. Francesco, un mirabile gioiello composto con gusto veramente raro: lavoro che si vuole bizantino. Quel monile è formato a cerniere con placche aventi nell’una faccia una foglia a losanga tra quattro rose e nell’altra perle e corniole; ed è molto interessante ricordare che la disposizione delle gemme incastonate a tre in fila con bella misura si ritrova nella « corona ferrea » di Monza. Fu certo opera di un artefice appartenente ad una corrente d’arte assai evoluta, che seppe disporre gli ornati e le gemme con raffinata bravura, non già con quel gusto primordiale col quale la preziosa materia fu usata in certi gioielli di un primitivo abbacinante colore profuso senza armonia.

Frammenti superstiti della corazza di Teoderico
Frammenti superstiti della corazza di Teoderico e della refurtiva ancora oggi visibili presso il Museo Nazionale di Ravenna

Nonostante gli sforzi investigativi profusi, il cimelio ed il resto della refurtiva non sono mai stati ritrovati e, nel novantesimo anniversario del furto, si è voluto ricordare questo importante fatto di cronaca che, per gravità, è secondo solo al furto della Gioconda dal Museo del Louvre del 1911.

Grazie fin d’ora per i commenti che vorrai postare. Mantieni monitorato il sito e la pagina Facebook del romanzo per essere sicuro di non perderti le curiosità su questo libro e l’uscita dei prossimi romanzi.

Non dimenticare di scrivermi e farmi avere i tuoi giudizi, critiche e pensieri in libertà e farò il possibile per risponderti quanto prima – I L Federson

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