Leonarda Cianciulli – la prima serial killer donna italiana – è passata alla storia come “la saponificatrice di Correggio“ (un comune in provincia di Reggio Emilia) e venne arrestata nel 1941 con l’accusa di avere ucciso ed occultato i cadaveri di almeno tre donne. Il caso suscitò molto scalpore a livello mondiale ed il soprannome di “la saponificatrice” le venne attribuito in quanto le cronache del tempo riportarono la tesi secondo la quale, in almeno un caso, avesse smembrato il cadavere della sua vittima per bollirlo con soda caustica per cercare di ricavarne sapone.
la saponificatrice – scheda segnaletica
Nel 1946 la Cianciulli venne ritenuta colpevole dei tre omicidi, del furto delle proprietà delle vittime e del vilipendio dei cadaveri e condannata al ricovero per almeno tre anni in un manicomio criminale ed a trent’anni di reclusione. Nel 1970 morì all’età di 77 anni nel manicomio di Pozzuoli.
Le abitazioni delle vittime e della saponificatrice
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Gli strumenti usati dalla Cianciulli per i suoi delitti e le foto delle vittime sono ancora oggi conservati al Museo criminologico di Roma e, in questo video – tratto dalla trasmissione Delitti, trasmessa qualche anno fa da LA7, e la cui visione è sconsigliata ai minori ed alle persone troppo sensibili – sono state riassunte le vicende della saponificatrice di Correggio con l’ausilio di estratti dal film Gran Bollito di Mauro Bolognini del 1977 (con un cast di tutto riguardo, anche se la trama è poco fedele alla realtà).
La saponificatrice è citata nel mio primo romanzo giallo tradotto in italiano – Viking Connection – ed ha ispirato la scrittura del terzo, che sarà disponibile nelle migliori librerie alla fine del prossimo autunno.
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